DPCM COVID e Concessionari di gioco

dell’avv. Roberto Marullo

In seguito all’emergenza coronavirus, il 9 marzo scorso è stato approvato un Dpcm che impone la chiusura totale di tutti i negozi e gli esercizi pubblici, compresi sale slot, casinò terrestri e punti scommesse. Rimangono aperte le tabaccherie, che in alcuni casi sono anche punti vendita per scommesse sportive, bingo, gratta e vinci e lotterie.

Il comparto del gioco Pubblico in Italia ad oggi conta circa 11.000 imprese per un totale di 46000 addetti impiegati che attualmente si trovano in attesa della cassa integrazione e senza la certezza di preservare il proprio posto di lavoro alla fine dell’emergenza.

L’industria del gioco in Italia ha un fatturato che vale il 5% del Pil. poi le concessioni del gioco d’azzardo fruttano alle casse dell’Erario qualcosa come 8 miliardi l’anno, senza contare le tasse sulle vincite. Infatti, secondo un recente articolo de Il Sole 24 Ore “gli effetti causati dall’emergenza coronavirus saranno ingenti, anche per quanto riguarda la raccolta delle tasse dal mondo del gioco d’azzardo. La chiusura di tutte le sale da gioco, sale slot e vlt, bar con macchinette e sale bingo creerà un buco di 602 milioni di euro al mese nelle casse dello Stato”.

Ad oggi l’unico intervento a sostengo del settore lo si trova nel DECRETO-LEGGE n. 18 del 17 marzo 2020, il famoso DL Cura Italia, si parla di proroga dei versamenti nel settore giochi (art. 69). Sostanzialmente sono stati spostati al 29 Maggio 2020 i pagamenti dovuti per il rinnovo della licenza del canone Concessorio in scadenza il 30 aprile 2020.

Per favorire la ripresa economico finanziaria del Paese è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 94 del 8 aprile 2020 il decreto Liquidità (D.L. n. 23/2020) che introduce misure urgenti, per una valore pari a 400 miliardi di euro, in materia di accesso al credito per imprese e professionisti, supporto all’export, sostegno alla continuità delle aziende, sospensione di alcuni adempimenti fiscali, nonché di poteri speciali nei settori di rilevanza strategica (golden power) e di giustizia.

Il decreto prevede garanzie da parte dello Stato concesse attraverso la società SACE, del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, in favore delle banche che effettuino finanziamenti alle imprese sotto qualsiasi forma.

 Ad  oggi però, un imprenditore del settore dei giochi che va in banca per richiedere un finanziamento vedrà la sua richiesta respinta dalla maggioranza degli istituti di credito presenti sul territorio nazionale, in quanto, negli ultimi anni le banche hanno deciso di non stanziare finanziamenti ad aziende appartenenti alla filiera dei giochi considerandole  attività ad alto rischio volta ad incentivare la Ludopatia e per questo contrario al codice etico delle banche stesse”. A questa situazione alquanto paradossale (considerata la situazione attuale) si aggiunge il fatto che Molte Amministrazioni regionali si stanno orientando nella concessione di finanziamenti che però escludono -tra i beneficiari- le imprese di gioco legale: dopo il Molise, anche la Regione Lazio ha escluso le attività del settore dei giochi (oltre a quelle legate alla produzione e al commercio di tabacco e bevande alcoliche) dai destinatari dei finanziamenti regionali per la liquidità delle MPMI.

In un momento di forte difficolta come quello odierno, simili situazioni si traducono in una vera e propria discriminazione per le imprese autorizzate all’offerta di gioco con vincita in denaro mediante licenze rilasciate dall’autorità di Pubblica sicurezza, riconosciute, regolate e controllate dallo Stato, facendo addirittura parte di un settore di pertinenza pubblica, le cui attività lo Stato stesso esercita mediante concessionari pubblici che, a loro volta, si avvalgono degli altri soggetti i quali, tutti insieme, compongono la filiera del gioco “pubblico” legale in Italia.

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